Nei giorni della Comune viene istituita a
Parigi la Federazione
degli artisti che si propone di salvare le opere d’arte e i monumenti dal
pericolo dei bombardamenti. Durante una seduta Courbet dice che bisogna
scardinare (debulloner) la Colonna Vendôme. Però,
presagisce il pittore, “Vedrete che questa colonna mi schiaccerà”.
In epoca napoleonica si era pensato di portar via da Roma a pezzi la Colonna Traiana per ricomporla
e inalzarla al centro di Place Vendôme sfruttando la forma ottagonale che ha
quella piazza. Fortunatamente questa che sarebbe stata la più clamorosa razzia
perpretata dai rapaci funzionari napoleonici, avrebbe comportato un troppo
complicato sforzo logistico. E si rinunciò all’impresa.
Si pensò allora di costruire una enorme
colonna alta quarantaquattro metri e composta da novantotto cilindri di pietra
che poi sarebbero stati ricoperti dal bronzo ricavato dalla fusione dei cannoni requisiti agli
austriaci e ai russi nella battaglia di Austerlitz.
Una schiera di scultori modellarono
quattrocentocinque placche in bronzo con le quali furono ricoperti i cilindri
di pietra, dando luogo a un ininterrotto bassorilievo a spirale, a imitazione
della Colonna Traiana. Rapppresentavano settanta scene relative alle campagne
militari condotte da Napoleone Bonaparte. Napoleone III fece collocare in cima
alla colonna una statua di Napoleone in
veste di imperatore romano.
I comunardi accettarono la proposta di Courbet
e decisero di demolire questo monumento perché lo vedevano come un segno di
barbarie, simbolo delle atrocità della guerra, della tirannide napoleonica e
della negazione della libertà. Il 26 maggio 1870 la colonna venne abbattuta:
ventimila parigini applaudirono, entusiasti, l’evento.
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