martedì 9 febbraio 2016

L'UOMO CHE CONTROLLA L'UNIVERSO

   



I pittori muralisti messicani intendevano tenere viva l’idea rivoluzionaria e parlare al popolo nel modo più diretto con una pittura da realizzarsi su ampie superfici aperte a una fruizione  collettiva. Il più famoso di loro è Diego Rivera.
 Nel 1921 realizza una composizione allegorica sul tema della nascita del popolo messicano: fulgore e decadenza degli indios, attuale miseria dei peones. Tutto reso con una tavolozza ricca di colori aspri e suntuosi. 
   L’anno dopo Rivera lascia il suo paese e va negli Stati Uniti perché, dice, “sentivo che mi mancava un’esperienza per poter veramente dipingere il mondo moderno in ogni suo aspetto, mi mancava l’esperienza della civiltà meccanica, l’esperienza della vita industriale”. Ottiene una grande affermazione con un affresco raffigurante l’Allegoria della California nel quale celebra i cercatori d’oro, gli ingegneri, gli operai che hanno installato i pozzi di petrolio determinando lo sviluppo economico di quello stato.
    Sull’onda di questo successo, John Davidson Rockefeller, il più grande imprenditore di ogni tempo nel campo dell’industria petrolifera, lo convoca a New York e gli commissiona un trittico per il Rockefeller Center, un edificio sulla Quinta Strada destinato a essere considerato l’emblema del capitalismo. E qui il successo del pittore messicano negli Stati Uniti ha fine, perché durante la lavorazione del murale, nel quale ha l’aiuto del giovane Ben Shahn, avviene un incidente di carattere politico. Nell’affresco che aveva per tema L’uomo al bivio in cerca di un futuro nuovo e migliore, Rivera ha raffigurato Lenin come fondatore di uno stato socialista capace di superare i conflitti sociali. Rockefeller ritiene l’inserimento del ritratto del leader comunista come un insulto personale e chiede a Rivera di cancellare dall’affresco il volto di Lenin ma il pittore si rifiuta di farlo. Le pressioni degli azionisti del gruppo e degli organi di stampa convincono i Rockefeller a sospendere i lavori e poi a demolire la parete affrescata.

  Rivera ritorna in patria e dipinge lo stesso murale nel Palazzo delle Belle Arti a Città del Messico.


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