Dopo l’Olympia,
un altro dipinto susciterà scalpore a Parigi. Si tratta del quadro In un caffé che Edgar Degas presenta nel
1876 alla seconda mostra degli impressionisti con il titolo In un caffé, che presto verrà mutato in L’assenzio. La scena ha una precisa
ambientazione: è un angolo della Nouvelle
Athenes, il caffé prediletto dagli artisti del’epoca. I due personaggi
dovrebbero rappresentare un clochard
e una donna di facili costumi inebetiti dall’assenzio, un distillato di alta
gradazione alcolica che verrà più avanti proibito per i suoi effetti stupefacenti.
In realtà si tratta di una coppia di amici
di Degas che si prestano a interpretare i ruoli assegnati loro dal
pittore. L’uomo è Marcelin Desboutin, un
buon pittore ma soprattutto un ottimo incisore che aveva a sua volta ritratto
Degas, ma anche Manet, Renoir, Berthe Morisot.
Lei è Ellen Andrée, una donna di grande
fascino che aveva iniziato la sua carriera professionale come modella: è la
giovane con il bicchiere in mano al
centro della famosa Colazione dei
canottieri di Renoir. Ma aveva posato anche per Manet e Toulouse-Lautrec.
Era divenuta attrice di successo in ruoli brillanti presenti nelle commedie di
Courteline e di Sacha Guitry. È Ellen Andrée che pretende che Degas faccia
sapere a tutti che lei è del tutto astemia. Ma intanto copre il suo ruolo con
professionale perfezione: si è vestita nel modo più trasandato, ha ai piedi
delle vecchie scarpe e in testa un cappellino in posa instabile.
I due personaggi sono vicini ma non
comunicano tra loro, lo sguardo è perso nel vuoto. Degas ci fa sapere che
esiste un terzo personaggio non raffigurato ma la cui presenza è data da un giornale
e da un calamaio posati sul tavolino, ed è dal suo punto di vista che noi
assistiamo alla scena.
L’opera provocò grande scandalo fra i
visitatori più ottusi e superficiali che vollero vedervi la rappresentazione
del vizio e dell’abbrutimento. Peggiorò la situazione il fatto che Zola ammise
di aver preso ispirazione da un quadro come questo per certe pagine dell’Assomoir.
Alcuni anni dopo anche Picasso tratterà il
tema dei bevitori di assenzio con gli stessi esiti di struggente malinconia.
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