Non mancano nel
campo delle arti figurative esempi di opere con intenti chiaramente adulatori nei riguardi dei potenti. L’Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli
è un caso evidente e insieme prestigioso. Con disprezzo di ogni scrupolo
storico e canonico, il pittore inserisce nella scena i membri della famiglia e
della corte dei Medici e li fa partecipi dell’evento. Gli è complice in questa
operazione il committente, Gaspare dei Zenobi, estremo sostenitore dei Medici.
Era un banchiere dell’Arte del Cambio, aveva ricavato denaro dalla pratica
dell’usura e voleva riscattare questa colpa commissionando al Botticelli una
pala per la sua cappella funeraria.
Quello che balza subito all’occhio è il fatto
che il re magio che sta baciando il piede del Bambino ha le sembianze del
capostipite della casata dei Medici, Cosimo il vecchio, il pater patriae.
Tradizionalmente i tre re magi corrispondono
alle tre età dell’uomo. Cosimo rappresenta la vecchiaia. Ha già deposto il suo
dono ai piedi della Vergine e i suoi due figli, raffigurati quasi di spalle,
attendono di farlo. Pietro il gottoso, il padre di Lorenzo il Magnifico,
rappresenta l’età matura e Giovanni la giovinezza. Tutti e tre questi
personaggi erano già morti nel momento che il Botticelli creava il quadro. Non
è un fatto nuovo, all’epoca, il ricorso a ritratti postumi.
Erano vivi, invece, Lorenzo e il fratello
Giuliano che perirà, qualche anno dopo a seguito della Congiura dei Pazzi.
Quest’ultimo dovrebbe essere il giovane con una lunga veste bianca, mentre il
personaggio in grande evidenza sulla sinistra del quadro, vestito con uno
splendido giubetto rosso, si ritiene che sia il Magnifico.
Accanto a
lui, in atteggiamento
confidenziale, c’è Agnolo Poliziano che si appoggia alle sue spalle e, in atto di ascoltare le
confidenze dei due, c’è Pico della Mirandola. Nel gruppo di destra ci sono il committente
e il Botticelli che “firma” il quadro raffigurando se stesso all’estremità del
dipinto. Quest’opera rafforzerà il rapporto con il Magnifico e Sandro Botticelli diverrà il pittore
ufficiale della corte medicea.
La pala viene installata con grande successo
nella cappella in Santa Maria Novella. Ma più che lo scopo devozionale
interesserà la gente l’identificazione dei vari personaggi, più agevole ai
contemporanei che a noi.
Alcuni
anni dopo l’opera perviene a un erede del primo committente, si tratta di
Flavio Mondragone. Questi è accusato di tradimento, tutti i suoi beni vengono
confiscati e il quadro, dopo vari passaggi, entra nelle raccolte granducali.
Non più oggetto di devozione il dipinto viene considerato il nostalgico
ritratto di un gruppo familiare.
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