A partire dal Cinquecento e in epoca
caravaggesca, e poi per tutto il Settecento, calano in Italia govani pittori da
ogni parte d’Europa per compiere la loro educazione artistica su modelli della
pittura italiana. Benjamin West è il primo che viene dall’America del Nord,
un’America inquieta ma ancora possedimento della Gran Bretagna. Apparteneva a
una comunità di quaccheri sfuggiti alle persecuzioni delle quali erano vittime
in Inghilterra. Loro peculiarità erano il rifiuto delle autorità
ecclesiastiche, l’intendimento di liberare gli schiavi e la parità dei diritti
delle donne. Fu questo ultimo proposito a determinare l’amicizia tra West e
Angelica Kauffmann, che in quel momento si trovava anche lei a Roma. I due si
trasferirono in Inghilterra e lì i loro destini si divisero.
A Londra West ottiene grande successo come
ritrattista, ma poi abbandonerà questa attività per dedicarsi esclusivamente a
dipinti di soggetto storico.
L’esempio più riuscito di questo genere è La morte del generale Wolfe, che aveva
trovato la morte guidando la spedizione che avrebbe avuto ragione della
resistenza dei francesi asserragliati entro le mura di Quebec. West si
documenta minuziosamente sulle uniformi che gli inglesi avevano indossato nella
circostanza e sulle armi che avevano a disposizione; ma poi accetta di
introdurre nel dipinto degli elementi arbitrari: gli ufficiali britannici che,
pur avendo partecipato alla battaglia, non avevano assistito alla morte di
James Wolfe, vogliono essere ritratti nel quadro, e West tranquillamente li
inserisce, accettando da ognuno di loro cento sterline. Sovrasta la scena la
figura di un ufficiale che ha con sè una grande bandiera, segno evidente che la
battaglia è stata vinta dagli inglesi. I molti elementi realistici lasciano
spazio a una rappresentazione di carattere abbastanza melodrammatico.
West è il primo pittore ad aver abbandonato
le scene e i costumi del mondo antico per celebrare momenti della storia contemporanea,
precedendo Goya, David e i pittori che si dedicheranno a illustrare l’epopea
napoleonica.
La morte del generale Wolfe viene esposto alla Royal Academy e il successo è
clamoroso. Al di là dell’apprezzamento di tipo estetico il dipinto esaltava
negli inglesi il loro spirito imperialistico, la prospettiva di una Gran
Bretagna protesa alla conquista di terre e mari lontani. Il più entusiasta è
Giorgio III che commissiona a West una copia che vorrà tenere per sè.
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