martedì 9 febbraio 2016

LA MORTE DEL GENERALE WOLFE



     



 A partire dal Cinquecento e in epoca caravaggesca, e poi per tutto il Settecento, calano in Italia govani pittori da ogni parte d’Europa per compiere la loro educazione artistica su modelli della pittura italiana. Benjamin West è il primo che viene dall’America del Nord, un’America inquieta ma ancora possedimento della Gran Bretagna. Apparteneva a una comunità di quaccheri sfuggiti alle persecuzioni delle quali erano vittime in Inghilterra. Loro peculiarità erano il rifiuto delle autorità ecclesiastiche, l’intendimento di liberare gli schiavi e la parità dei diritti delle donne. Fu questo ultimo proposito a determinare l’amicizia tra West e Angelica Kauffmann, che in quel momento si trovava anche lei a Roma. I due si trasferirono in Inghilterra e lì i loro destini si divisero.
    A Londra West ottiene grande successo come ritrattista, ma poi abbandonerà questa attività per dedicarsi esclusivamente a dipinti di soggetto storico.
    L’esempio più riuscito di questo genere è La morte del generale Wolfe, che aveva trovato la morte guidando la spedizione che avrebbe avuto ragione della resistenza dei francesi asserragliati entro le mura di Quebec. West si documenta minuziosamente sulle uniformi che gli inglesi avevano indossato nella circostanza e sulle armi che avevano a disposizione; ma poi accetta di introdurre nel dipinto degli elementi arbitrari: gli ufficiali britannici che, pur avendo partecipato alla battaglia, non avevano assistito alla morte di James Wolfe, vogliono essere ritratti nel quadro, e West tranquillamente li inserisce, accettando da ognuno di loro cento sterline. Sovrasta la scena la figura di un ufficiale che ha con sè una grande bandiera, segno evidente che la battaglia è stata vinta dagli inglesi. I molti elementi realistici lasciano spazio a una rappresentazione di carattere abbastanza melodrammatico.
  West è il primo pittore ad aver abbandonato le scene e i costumi del mondo antico per celebrare  momenti della storia contemporanea, precedendo Goya, David e i pittori che si dedicheranno a illustrare l’epopea napoleonica.
  La morte del generale Wolfe viene esposto alla Royal Academy e il successo è clamoroso. Al di là dell’apprezzamento di tipo estetico il dipinto esaltava negli inglesi il loro spirito imperialistico, la prospettiva di una Gran Bretagna protesa alla conquista di terre e mari lontani. Il più entusiasta è Giorgio III che commissiona a West una copia che vorrà tenere per sè.

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