martedì 9 febbraio 2016
LA MAESTÀ DI DUCCIO
Il primo esempio, in ordine di tempo, riguarda la Maestà di Duccio di Buoninsegna a proposito della quale abbiamo il ragguaglio di un contemporaneo.
È il 2 giugno del 1311. La grandiosa pala viene portata dallo studio di Duccio, che vi aveva lavorato per quattro anni, fino alla cattedrale di Siena. Guida la processione il vescovo seguito da una lunga fila di preti e monaci. Circondano il dipinto tutte le persone importanti della città con i ceri accesi. Segue il popolo cantando ed elargendo elemosine ai poveri. Le botteghe sono chiuse. Suonano le campane di tutte le chiese.
“Tutti pregano” dice l’anonimo cronista “perché la nostra Santa Patrona preservi la città dalla sfortuna, dai traditori, dai nemici”
La Maestà entra nellla chiesa tra l’entusiasmo e la commozione della gente. Va a sostituire sull’altar maggiore un’icona cara ai senesi perché dedicata alla vittoriosa battaglia di Montaperti.
Con il termine di Maestà veniva indicata la rappresentazione di Maria assisa sul trono. Nella pala di Duccio la Madonna appare monumentale ed è circondata da un’affollata schiera di angeli e di santi.
Ed è la prima pala nell’arte italiana che è decorata anche sul retro. La visione di questa parte era riservata al clero e raffigurava le principali vicende della vita del Cristo e prevedeva un rigoroso percorso di lettura, da sinistra a destra e dal basso in alto. Nella predella che dava inizio al racconto i pochi ammesssi alla visione potevano identificarsi con la folla che accoglieva Gesù a Gerusalemme.
La Maestà resterà un esemplare modello per l’arte senese degli anni successivi ma due secoli dopo sarà tolta dall’altare e sostituita con un tabernacolo in bronzo. Verrà tagliata in due parti e trasferita in una chiesa fuori della città. Siamo in piena epoca manierista ed è mutato il gusto dei senesi in fatto di arte sacra.
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