martedì 9 febbraio 2016

LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO




È il quadro più famoso di Eugène Delacroix. Rappresenta i moti rivoluzionari che, nel giro di tre giorni, portarono, nel 1830, alla caduta di Carlo X sostituito sul trono da Luigi Filippo. A una monarchia assolutistica sarebbe dovuta subentrare una monarchia costituzionale.
   Che siamo a Parigi lo dicono le due torri di Notre Dame che si vedono sul fondo. La donna che sventola il tricolore, maestosa e giunonica, un insieme di popolana e di dea della statuaria greca, è atteggiata in posa trionfale. In testa ha il cappello frigio di rivoluzionaria memoria e con la mano sinistra stringe un fucile. Il volto è rivolto all’indietro per esortare una non raffigurata folla di rivoltosi a seguirla. È il simbolo, allo stesso tempo, della Libertà e della Patria.
  I parigini intorno a lei hanno le armi in pugno  e sono rappresentativi di tutte le classi sociali, borghesi e popolani: c’è l’intellettuale con il cilindro in testa e il proletario con una faccia truce e la spada sguainata. In primo piano ci sono i corpi dei soldati morti negli scontri, stanno a significare la morte. Ma tutto il dipinto è un cumulo di simboli. Il ragazzo proteso verso la donna simboleggia la fede e quello con la pistola in mano il coraggio. E’ un’allegoria, ma un’allegoria che si basa sul reale
    Delacroix ha abbandonato il romanticismo delle rievocazioni  medievali e dell’ambientazione esotica per realizzare un quadro-manifesto legato alla contemporaneità. 
     Nel personaggio dell’intellettuale ha raffigurato se stesso. Tutto questo farebbe pensare che anche lui abbia preso parte personalmente alla rivolta, ma non è così, lo ammetterà egli stesso: “Se non ho combattuto per la patria, almeno ho dipinto per essa”.   
   La raffigurazione della Libertà con il seno scoperto fu giudicata indecente e si vietò che il quadro venisse esposto in pubblico, ma in verità non si voleva rammemorare troppo l’avvenimento. Solo dopo la caduta di Luigi Filippo nel 1848, il presidente della repubbblica, Luigi Carlo Napoleone Bonaparte, consentì che fosse esposto in pubblico. Era il momento del cosiddetto “impero liberale”.

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